Ieri mattina il nostro Jack Matika ha accompagnato una troupe della KBC (Kenya Broadcasting Corporation, il canale nazionale) a fare riprese dei gruppi di bambini che vivono in centro città, perché essi stessi potessero raccontare come vivono questi tempi di “Corona”. Poi sono venuti a Kivuli ad intervistarmi. Ne è uscito un bel servizio di 4 minuti che è andato in onda ieri sera nei telegiornali delle 19 e delle 21. Ne ho approfittato per chiedere che il governo coordini e sostenga i pochi sforzi in atto per salvare questi bambini. Ho aggiunto che Koinonia è pronta a mettere a disposizione alcuni spazi che ci permetterebbero di ospitare qualche decina di bambini, ma non abbiamo le forze per agire da soli. Spero che qualcuno reagisca positivamente. Provo a caricare il video, se fb lo accetta.
Al pomeriggio ho visitato la Casa di Anita e Tone la Maji. Le più tranquille e felici sono le bambine, che in strada erano in una perenne situazione di pericolo, e quindi di tesnione e paura, ed ora si sentono protette, nutrite, amate. E’ stato difficile parlare con loro tenendole ad almeno 5 metri di distanza, come le team leader Freshia ha insegnato loro.
Al rientro ho saputo la notizia della prima morte da Covid-19 in Kenya. Un keniano di 66 anni rientrato il 13 marzo da un viaggio in Sudafrica.
Ieri pomeriggio sul bollettino del Coordinamento delle ONG Italiana in Kenya (che è in inglese perché molti dipendenti sono keniani), c’era questa nota:
Since yesterday, many Italian NGOs in Kenya received calls from relatives and friends alarmed by an article published by the newspaper La Repubblica. The article referred to alleged violence against the “white man” [sic!].
We would like to point out the polite but strong denial of Father Kizito Sesana, inviting you to forward it to those worried or concerned. We take also the opportunity to alert the OSCs in demanding maximum sobriety from journalists who may contact you.
Per quanto riguarda la Zambia vi invito a leggere un bell’articolo pubblicato in Nigrizia da Diago Mwanza Cassinelli, un amico italiano che da qualche anno ha scelto di vivere con la famiglia a Bauleni, lo slum più marginalizzato di Lusaka (Zambia) dove sono stato “parroco” dal 1980 al 1985.